La cucina toscana è una delle più antiche cucine regionali d’Italia e la maggior parte delle sue preparazioni sono rimaste invariate, con ricette tramandate di generazione in generazione, grazie alle quali è possibile assaporare il gusto della tradizione.
La cucina toscana è caratterizzata dal connubio perfetto tra la semplicità dei piatti poveri della tradizione contadina, come la pappa al pomodoro, la ribollita e la panzanella, e l’importanza e ricercatezza della signora delle carni, la fiorentina, famosa in tutto il mondo, insieme a una varietà di salumi pregiati come il lardo di Colonnata, la finocchiona del Chianti, la soppressata senese, il salamino del Valdarno ed il rigatino di San Miniato. Questa cucina sorprendente è arricchita dall’Olio Extra Vergine d’Oliva Toscano e vini, rossi e bianchi, di altissima qualità, come il Brunello di Montalcino, il Chianti Superiore ed il Bolgheri.
Quella toscana è una cucina schietta, rustica ma anche raffinata, nella quale il rispetto degli ingredienti e dei sapori è alla base di ogni preparazione.
Altro punto a favore di questa regione, è l’incredibile varietà enogastronomica che la contraddistingue. Infatti, basta spostarsi di qualche chilometro per trovare nuove tradizioni, piatti e sapori.
La tradizione enogastronomica toscana è più antica di quanto si pensi, ed affonda le sue radici secoli prima dell’ascesa di Roma. La colonizzazione romana non apporta molti cambiamenti alle abitudini alimentari locali, ma saranno le successive invasioni barbariche ad ampliare significativamente il divario tra cucina ricca e povera.
Durante il periodo del Medioevo nascono molti dei piatti tipici ancora oggi presenti come la ribollita, piatto della cucina povera toscana, stabilitasi negli anni degli scontri tra guelfi e ghibellini (XI-XIII sec.), che comprendeva principalmente pane, verdure e poca carne. L’attività vinicola delle zone di Montepulciano e Montalcino è testimoniata da documenti risalenti proprio a questo periodo, mentre la Vernaccia (la cui produzione è attestata attorno al 1200) viene citata nella Divina Commedia di Dante, precisamente nel Purgatorio (XIV, 24).
Nel Trecento, la cucina toscana diventa più raffinata, così come le buone maniere a tavola (Firenze è la prima città al mondo in cui si diffuse l’uso della forchetta) e, con la successiva ascesa dei Medici, diventano frequenti gli sfarzosi banchetti della nobiltà.
Il Rinascimento rappresenta il momento di maggior gloria della cucina toscana. A questo periodo risalgono le prime attestazioni scritte del Chianti e l’affermazione del nome “vin santo” per indicare il vino dolce che accompagna il dessert. La scoperta dell’America, invece, portò un arricchimento della cucina toscana grazie ai nuovi prodotti importati. Nel ‘500 iniziarono ad essere coltivati a Firenze patate e pomodori, considerati non commestibili nel resto d’Italia. Sempre nel Cinquecento, quando Caterina de’ Medici sposò Enrico II, le specialità toscane vennero esportate in Francia, influenzando così la cucina francese.